News/Pensione di reversibilità al figlio maggiorenne: fondamentale il requisito dell’inabilità lavorativa

Pensione di reversibilità al figlio maggiorenne: fondamentale il requisito dell’inabilità lavorativa

L’accertamento del requisito della inabilità, richiesto per il riconoscimento del diritto alla pensione di reversibilità ai figli superstiti del lavoratore o del pensionato deve essere effettuato avendo riguardo al possibile impiego delle energie lavorative residue in relazione al tipo di infermità, così da verificare la permanenza di una capacità dello stesso di svolgere attività tali da procurare una fonte di reddito non simbolico.

(Corte di Cassazione, sez. Lavoro, ordinanza n. 30859/19; depositata il 26 novembre)

La vicenda.

Con l’ordinanza n. 30859/19, depositata il 26 novembre, la Corte di Cassazione interviene su una controversia relativa al riconoscimento della pensione di reversibilità al figlio maggiorenne, superstite di un pensionato.
L’INPS, ricorrente dinanzi alla Suprema Corte, sostiene che la questione del requisito dell’inabilità al momento del decesso del congiunto non era stata definita correttamente dalla Corte di merito, poiché si doveva stabilire non solo se il soggetto avesse una generica capacità lavorativa, ma se potesse anche utilizzare la residua efficienza psicofisica e se conservasse una capacità di guadagno.

Pensione di reversibilità.

È principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità quello secondo cui l’accertamento del requisito della inabilità, richiesto per il riconoscimento del diritto alla pensione di reversibilità ai figli superstiti del lavoratore o del pensionato deve essere effettuato sulla base di un concreto criterio, ossia avendo riguardo al possibile impiego delle energie lavorative residue in relazione al tipo di infermità, così da verificare la permanenza di una capacità dello stesso di svolgere attività idonee, tali da procurare una fonte di reddito non simbolico.
Inoltre, il requisito dell’inabilità al lavoro rappresenta un presupposto fondamentale del diritto alla pensione di reversibilità del figlio maggiorenne e dunque un elemento costitutivo dell’azione diretta ad ottenerne il riconoscimento; a ciò consegue che la sussistenza di tale elemento deve essere accertata anche d’ufficio dal giudice.
Venendo al caso in esame, la Corte d’Appello ha semplicemente ricavato una presunzione di inabilità dalla titolarità della pensione di reversibilità senza effettuare alcun accertamento sulle residue capacità lavorative, senza compiere verifiche sulla permanenza o meno di una residua capacità del figlio maggiorenne di svolgere un’attività lavorativa tale da procurargli un guadagno non simbolico.
Pertanto, la sentenza impugnata va cassata con rinvio alla Corte territoriale per nuovo esame.

fonte DeJure


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