Infortuni da coronavirus, quasi metà denunce fra gli operatori sanitari

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Infortuni da coronavirus, quasi metà denunce fra gli operatori sanitari

 

Non conteggiate categorie a rischio come i medici di famiglia e i farmacisti, privi di copertura assicurativa

Oltre 28mila lavoratori ammalati (28.391) e 98 morti, di cui 52 in marzo e 46 in aprile. Sono questi i primi numeri dei contagi da Covid-19 di origine professionale denunciati all'Inail tra la fine di febbraio e il 21 aprile e diramati dall'istituto assicurativo, che secondo quanto disposto dall'articolo 42, comma 2, dal decreto Cura Italia li tratta come infortuni.
Si tratta di una contabilità provvisoria sia perchè bisognerà attendere il consolidamento dei dati con la conclusione dell'iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia, sia perché rappresenta un sotto-insieme rispetto ai dati rilevati dall'Istituto superiore di sanità, dal momento che fotografa esclusivamente la situazione dei lavoratori assicurati, platea di cui non fanno parte categorie particolarmente esposte come quelle dei medici di famiglia, dei medici liberi professionisti e dei farmacisti.

Tecnici della salute i più colpiti
Ciò premesso, grafici e tabelle presenti nel report elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell'Inail evidenziano – fatto assolutamente prevedibile – che il 45,7% dei denuncianti appartengono alla categoria dei “tecnici della salute”, che comprende infermieri e fisioterapisti, seguiti dalli operatori socio-sanitari (18,9%), dei medici (14,2%), degli operatori socio-assistenziali (6,2%) e del personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione (4,6%).

Tra le donne più del 70% dei contagi
Il 71,1% dei 28.391 contagiati sul lavoro sono donne (tre su quattro fra gli infermieri e gli altri tecnici della salute) e il 28,9% uomini, con un'età media di poco superiore ai 46 anni (46 per le donne, 47 per gli uomini). Il dettaglio per fascia di età mostra come il 43,0% del totale delle denunce riguardi la fascia 50-64 anni. Seguono le fasce 35-49 anni (37,3%), 18-34 anni (17,7%) e over 64 anni (2,0%).
Il 12,6% delle denunce riguardano lavoratori stranieri, tra i quali la percentuale delle donne è pari all'80 per cento. Il rapporto tra i generi si inverte se l'attenzione si focalizza sui 98 casi mortali denunciati: qui i decessi dei lavoratori sono stati 78, quelli delle lavoratrici 20, con un'età media pari a 58 anni sia per gli uomini, sia per le donne.
Tutto tristemente secondo copione anche se si guarda alle diverse attività produttive coinvolte: a primeggiare è il settore della Sanità e assistenza sociale – in cui rientrano ospedali, case di cura e case di riposo – con il 72,8% dei casi di contagio sul lavoro da Covid-19 denunciati all'Inail.
In Lombardia il 35,1% delle denunce
A livello territoriale, infine, quasi otto denunce su 10 sono concentrate nelle regioni dell'Italia settentrionale: il 52,8% nel Nord-Ovest (35,1% in Lombardia) e il 26,0% nel Nord-Est (10,1% in Emilia Romagna). Il resto dei casi è distribuito tra Centro (12,7%), Sud (6,0%) e Isole (2,5%).
30 aprile 2020

Il presidente dell’Inail sugli infortuni da coronavirus
«I dati in nostro possesso – ha spiegato il presidente dell'Inail, Franco Bettoni – confermano la maggiore esposizione al rischio del personale sanitario, al quale l'Istituto riconosce la presunzione semplice di origine professionale dell'infezione. Con l'avvio della fase 2 dell'emergenza, continueremo a monitorare l'andamento delle denunce di contagio sul lavoro da nuovo Coronavirus, anche allo scopo di ricavare informazioni utili per le indicazioni da fornire per le misure di prevenzione necessarie con la graduale ripresa delle attività produttive. Nel frattempo, tutti i casi accertati di infezione contratta in occasione di lavoro e in itinere continueranno a essere tutelati dall'Istituto come infortuni, già a partire dal periodo di quarantena».

La ministra del Lavoro
«Il governo – ha sottolineato, da parte sua, la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo – lavora in stretta sinergia con l'Inail e con le altre istituzioni coinvolte nella gestione dell'emergenza per fare in modo che la graduale ripresa delle attività avvenga in condizioni di massima sicurezza per tutti, individuando misure di protezione efficaci anche attraverso un confronto costante con le parti sociali. Il protocollo per la sicurezza sui luoghi di lavoro firmato lo scorso 24 aprile è il caposaldo per poter lavorare in sicurezza nella fase 2. Allo stesso tempo andrà assicurato il massimo sostegno ai lavoratori che hanno contratto il virus, a partire dalle categorie più esposte, come gli operatori sanitari impegnati in prima linea per il contenimento della pandemia».

Il nodo dell’allargamento assicurativo
Come emerge osservando il report dell'Inail un tema aperto resta quello dell'allargamento della copertura assicurativa anche ad altre categorie ora fuori dal perimetro. «Il dibattito sull'ampliamento della platea degli assicurati Inail, che all'inizio dell'anno ha portato all'estensione della tutela obbligatoria ai rider addetti alle consegne a domicilio, con questa emergenza è tornato di grande attualità – ha fatto il punto Bettoni – In queste settimane, in particolare, abbiamo costituito un gruppo di lavoro con le federazioni dei medici per studiare la possibilità di estendere la nostra copertura ai medici liberi professionisti e convenzionati. Il tema – ha aggiunge il presidente dell'Istituto – dovrà però essere affrontato anche a livello complessivo, per comprendere gli oltre tre milioni e mezzo di lavoratori che non possono accedere a rendite o indennizzi in caso di infortunio o malattia professionale».

fonte sole24ore


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